Stato etico e stato soave

Seguo volentieri le serie Tv giapponesi nella convinzione che osservare come loro rappresentano se stessi mentre affrontano i problemi dell’esistenza e della quotidianità ci aiuta a comprendere la loro cultura. Tutto il cinema è un’espressione della pedagogia del paese che li produce, ma le serie Tv, a differenza dei film che per lo più sono congegnati in funzione anche di un pubblico straniero, si rivolgono principalmente al pubblico domestico mostrandone attraverso immagini, volti e dialoghi i principi e i valori. In altre parole le serie tv, al di là delle storie raccontate ed anche della lingua sconosciuta, ci dispongono in una posizione di apertura analoga a quella che un antropologo assume di fronte ad una popolazione di diversa cultura.

Un esempio. In una serie tv giapponese ambientata in una scuola superiore (Gomen ne Seishun! Regret from My School Days, distribuita da Netflix) la divinità della compassione Kannon, voce narrante in questa opera (la cui tipologia in giapponese è chiamata dorama), ci avverte che “La giovinezza è un lasso di tempo prezioso concesso da Dio. Che sia una commedia, un dramma o un orrore, prima o poi va restituita. Se ci aggrappiamo ad essa perché è bella dopo pagheremo un prezzo molto alto”.

Così: in una storia apparentemente banale tra studenti e adulti di una scuola, tra le emozioni sconosciute provocate dagli amori, i sensi di colpa, la diversità sessuale, il rispetto e la solidarietà verso gli altri che agitano gli anni dell’ adolescenza di giovani giapponesi ecco apparire un monito. Si tratta di un insegnamento tipicamente buddhista, eppure a me ha fatto immediatamente richiamare il sentimento espresso nella lirica Il sabato del villaggio.

Di fronte alle diversità dello straniero, l’esotismo delle culture lontane, l’universalità dei principi…: tutto il mondo è paese? No. Ci sono pensieri che appartengono ad una sola lingua. Tuttavia, se i pensieri sono diversi i sentimenti sono comuni.

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