La verità c’è.

Ratzinger e Flores d'ArcaisIn un interessante dibattito sul tema Dio esiste?, che si svolse a Roma il 21 settembre 2000 tra l’allora Prefetto Pontificio cardinale Ratzinger (prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede) e il filosofo ateo Paolo Flores d’Arcais (direttore della rivista MicroMega),  si contrappose, a mio avviso fuori tema, l’assoluto morale e il relativismo.

Una nota preliminare sullo stile dei due relatori.  Ratzinger mai aggredisce e mai si difende, semplicemente enuncia. Il suo tono è deciso ma pacato. Inoltre non esita su alcuni argomenti a dirsi non documentato e quindi di non sentirsi di rispondere. Indubbiamente un uomo non solo di grande cultura ma di grande spirito. Flores al contrario mostra acrimonia, si sente irritato e pur mantenendo un tono educato traspare un’aggressività alla quale Ratzinger non da peso, non per alterigia ma per educazione. Non si mostra irritato neppure quando Flores chiama ‘immorali’ i fedeli, contrariato ma non irritato. Si potrebbe pensare che la sa lunga e potrebbe essere anche così ma certo è che se usa la retorica lo fa in buona fede o così almeno crede, del resto ha fatto dell’umiltà la virtù della sua vita. Se ha mentito ha mentito a se stesso e a Dio e a lui ne renderà conto. Noi non lo possiamo certo giudicare. Alla base della contestazione c’è secondo Flores un’ingerenza della Chiesa nel ritenere di voler competere nel campo della ragione. Flores cita Tertulliano: ”credo quia absurdum” rilevando in questo un campo, quello della fede, al di fuori della ragione. Ratzinger, senza smentire, ritiene diversamente che la ragione (Logos) sia un mezzo per arrivare a Dio. Tertulliano fra l’altro fu bollato di eresia.
 

Torniamo ora al dibattito. Con mio stupore la logica di Ratzinger mi è parsa più rigorosa di quella di Flores d’Arcais. Flores cerca un terreno comune in valori contenuti nel Vangelo pensando con questo di spiazzare Ratzinger per fargli ammettere l’esistenza di valori indipendentemente da chi li ha raccolti ovvero che hanno una validità tanto pregnante da unificare provenienze e visioni di vita completamente diverse, quelle di un credente e quelle di un ateo, per giunta prese da un passato neppure recente, il Vangelo.

Flores afferma valori comuni come la tolleranza (alludendo a molti altri) e concorda sulla condanna di ipocrisia e menzogna come mali intollerabili. Non occorre essere credenti per essere uomini di fede è la sua tesi. Flores concorda anche su di un altro punto: in una democrazia la morale intesa come diritti fondamentali dell’uomo deve essere superiore alle leggi e le leggi devono essere contrastate se non obbediscono alla morale. Disobbedienza civile. Si rifà allora alla costituzione come baluardo in difesa della morale senza avvedersi però che la costituzione, opera dell’uomo, poneva un nuovo limite.

Ratzinger giustamente ovvero a ragione, oppone che esistono diritti fondamentali che possono andare al di là della stessa costituzione.

Flores non raccoglie e controbatte senza aver compreso, confondendo il relativismo con il pluralismo, con la possibilità nella tolleranza di poter esprimere diverse opinioni di contro a una verità che si pretende assoluta. Cita in merito Pascal “l’uomo ha considerata degna in diverse generazioni ogni norma e il suo contrario” a testimonianza che una verità assoluta non esiste. Sarebbe come dire che i bambini hanno stimata degna di fede ogni verità da loro scoperta affermando come vera ora questo, ora quello, ora il suo contrario. Se l’asserito da Pascal è vero ed è ovviamente vero, non è certo logica la conclusione, non è certo la dimostrazione che la verità non esiste.

Per chi ha compreso la mia Filogenesi Culturale  questo assunto è puerile se non ridicolo.  Le verità nel positum sono pseudo verità necessitate dallo spirito dell’epoca in una particolare fase della sua maturazione in cui si assumono come valori emergenze diverse. D’altro canto e non in contrapposizione rimane che chiunque abbia ardito di possedere la verità ha affermato principi relativi come assoluti (Dogmi, e non solo religiosi) e la bestemmia (di bestemmia si tratta) è stata sempre causa di intolleranza, L’intolleranza, laica o religiosa che sia, ha causato le più gravi calamità per l’umanità. Chiunque dica io esclude gli altri. Guerre di religioni e non solo di religioni. La pretesa superiorità di una razza ha sconvolto il pianeta anche al di fuori della religione. Lo scotto pagato è stato tale che ne è nato un sacro terrore. La paura è cattiva consigliera. L’odio per le dittature, l’integralismo, il totalitarismo e delle verità da essi apportate come assolute nelle varie ideologie ha fondato il pensiero laico relativista (illuminismo) apportando un bene prezioso come la tolleranza. Cosa di cui gliene siamo più che grati e Ratzinger concorda. Aggiungo io: più di quanto abbiano fatto le religioni. Ciò tuttavia non testimonia come da me ripetutamente dimostrato che non esista una via per il miglioramento dello spirito che anzi questa via di miglioramento è in sé una straordinaria verità assoluta.

Si tratta in ultima analisi di intendersi su che cosa si debba intendere per “assoluto morale” se per esso si debba intendere il dogma o l’emancipazione dello spirito laicamente inteso anche all’interno della fede. La morale laica è imprescindibile ma nessuno impedisce a un credente di essere laico, come a un laico di essere credente purché entrambi ammettano l’assoluto morale. Un ateismo morale è intollerabile.

Dunque se pur non esiste una verità assoluta nel positum e ogni verità nel positum non può assurgere al diritto di dirsi assoluta, una morale per la quale lo spirito ascende alla Verità è proponibile sia per credenti che per non credenti.  C’è miglioramento, c’è direzione e se c’è direzione ancorché non conseguita e non conseguibile la Verità c’è. Per questo credenti o laici vale un motto ”Non bisogna mai smettere di cercare la verità, sia quella fenomenica che quella filosofica. Ratzinger concorda e la sta ancora cercando. Floris no, non razionalmente, meno razionalmente di Ratzinger ma umanamente bisogna riconoscere che per per essa si batte.

Ovviamente Ratzinger convinto dell’assoluto in morale non vede l’assoluto solo come ricerca ma come rivelazione. Nulla si compie se non per volontà di Dio e chiede a Dio di ispirarlo. Ma non ne parla nel dibattito e accetta di confrontarsi con Flores solo sul piano razionale. Tuttavia seguendo ragione cerca e a ragione, il diritto nella morale al di là della costituzione, un’opera per quanto insigne pur sempre dell’uomo, e cerca razionalmente il diritto non in Dio ma nel diritto naturale nel suo fondamento e in particolare in quello che ritiene il più fondamentale di tutti i diritti: il diritto alla vita. Nessuna costituzione né legge potrà mai negare questo diritto. Questo diritto oltre che ad essere diritto naturale è per Ratzinger un dono che viene da Dio ma senza appellarsi a Dio Ratzinger fa presente esistere un diritto anche in natura e che quindi riguarda anche la ragione (il Logos). Floris legge in Ratzinger uno sconfinamento, la Chiesa è libera di occuparsi di fede ma non le è lecito occuparsi di ragione e di intervenire con essa nella polis. Fede e ragione devono rimanere separati senza interferire. Uni quique suum. I convincimenti della Chiesa possono riguardare i credenti ma non possono entrare a gamba tesa nella polis per imporsi. Con questo Ratzinger concorda è anzi stato lui il primo a dirlo, il compito della Chiesa è persuadere non imporre e ammette tranquillamente tutti gli errori commessi dalla Chiesa in passato, non gli sfugge tuttavia la via dello Spirito nella ricerca della Verità. I temi ovviamente alludono all’aborto e all’eutanasia e pur dissentendo da Ratzinger devo ammettere che sul piano logico (Logos) Ratzinger supera notevolmente Floris che difende il pensiero laico con il relativismo.

Questa questione di fondamentale importanza per i rapporti tra Stato e Chiesa viaggia sulla testa di tutti, dei credenti e non, eppure la morale come visto è questione pregnante nel quotidiano a tutti i livelli in ogni epoca e ogni dove. Per Ratzinger l’assoluto viene da Dio. Cristo, Dio fattosi uomo per amore degli uomini, non si è mai pronunciato su questi temi per cui tocca di volta in volta alla Chiesa interpretare i problemi che di volta in volta affaticano il secolo, una Chiesa attenta a non contraddire le parole di Cristo e a non scandalizzare i fedeli. Se la vita è un dono di Dio solo da Dio la vita può essere tolta, in questa verità il Dogma, la Verità assoluta, l’aborto e l’eutanasia sono indiscutibilmente un omicidio. Dio ha detto “non uccidere” e questo chiude la discussione. Ma anche la vita a un cane è data da Dio e allora?  L’Anima per la Chiesa nella sua concezione di anima è una prerogativa esclusiva dell’uomo e per molto tempo solo del maschio, non dimentichiamo che per secoli non lo è stata per la donna. Forse verrà il giorno in cui la Chiesa comprenderà che l’anima appartiene anche agli animali. L’evoluzione di fatto è un grande nemico della Chiesa.

In conclusione per tutto quanto espresso nella FC anche se anche riconosco un valore incommensurabilmente superiore alla vita dell’uomo piuttosto che a quella di un animale, la vita rimane comunque un valore relativo. Ovvero esistono casi in cui non per punizione ma in coscienza può essere tolta. Chi potrebbe biasimare chi per difendere un bambino uccide senza esitare il suo aggressore. Non uccidere non è un comandamento assoluto in più di una circostanza. Del resto per secoli la Chiesa nel suo potere temporale ha contemplato la pena di morte e anche la tortura. Guerre di religione si sono combattute e ancora si combattono in nome di Dio. Non si è trattato di un errore ma per la Chiesa di una necessità e molte scelte sono state fatte dalla Chiesa non per difendere Cristo ma per difendere la Chiesa. Tutto questo tuttavia non consente l’arbitrio come il relativismo presupporrebbe ma la libera scelta secondo coscienza, una scelta tanto più libera quanto più cosciente.

Flores taccia di immoralità chi ritiene l’aborto e l’eutanasia un omicidio. Ratzinger non accetta il termine e conferma che aborto e eutanasia sono omicidio. Qui il dialogo si arresta. La discussione si svolge tra due interlocutori che difendono due tesi assolutiste, due posizioni che non indagano ulteriormente rimanendo bloccate nelle loro pur alte convinzioni. Per quanto possa sembrare contraddittorio anche quella del relativismo si pone come una verità assoluta.

Non sono ovviamente favorevole all’aborto o all’eutanasia, li considero due spiacevolissime eventualità che in ogni caso preferirei evitare e mi indigno di fronte a chi senza comprendere si schiera, ma considero la decisione nelle mani degli uomini e non di Dio. Anche come credente affermo che “nessuno conosce il padre”, come da tutto il clero saputo e ripetuto, e per certo bisogna fare la sua volontà ma nessuno può arrogarsi il diritto di sapere quale sia e sostituirsi a Dio nell’esprimerla, tantomeno attraverso Dogmi.

La Chiesa come massimo interprete della volontà di Dio nel mondo cattolico, ha ovviamente il compito di indicare la via ai fedeli rimane comunque a ciascuno la libertà di agire secondo coscienza, anche il libero arbitrio è dono di Dio. L’assoluto morale supera non solo le leggi, e la costituzione ma anche la Chiesa. L’assoluto morale e la verità assoluta coincidono solo in Dio.

Flores termina la sua ascesi con la costituzione, Ratzinger con la Chiesa. Si tratta di un’ascesi nella ragione (Logos).  Il Papa non è infallibile se non per ispirazione divina, se Dio non gli dice che cosa fare il Papa rimane uomo nell’umiltà del suo pensiero: come Ratzinger stesso ha dichiarato lui non può inquinare la volontà di Dio con il proprio pensiero. Questo concetto lo porta con umiltà anche una volta eletto Papa. Non può permetterlo a se stesso e neppure ad altri ed è per questo che può essere stato visto come autoritario nel condannare tutte le fughe dall’ortodossia.

Non poteva permettere che il un pensiero libero illuminista che chiama relativista, potesse fuggire in ogni direzione. Questo avrebbe disgregato la Chiesa e la sua Unità.

Ovviamente Ratzinger crede nella Chiesa e nella sua funzione aggregante sulla via del Cristo Redentore. Comprendo quindi che per motivi legati al secolo la Chiesa possa ritenere l’uomo non sufficientemente maturo in spirito perché gli siano concesse queste libertà (aborto, eutanasia). Anche un grande teologo come Ratzinger è schiavo del proprio tempo e dà o è costretto a dare indicazioni precise semplici ed elementari al suo gregge. “Si si no no ciò che è in più vien dal maligno”. Su temi come l’eutanasia e l’aborto la Chiesa è contraria non può consentire discussioni. E quando mai non … dicono il laici non credenti. Si parla di oscurantismo. Nel secolo la Chiesa deve fare da freno e non tenere il passo e arrivare solo da ultimo a concessioni minime e sempre che non contraddicano le parole di Cristo; ritrattare solo da ultimo ob torto collo quando l’ultima pecorella è rientrata all’ovile solo allora si potrà progredire.

Ragioni per me non condivise ma comprensibili. Lo sguardo della Chiesa è millenario e per questo resiste, se cedesse ad ogni tiramento dei tempi sarebbe presto crollata. La prudenza e la temperanza sono virtù cardinali non solo per il singolo ma soprattutto per la Chiesa. Questo non mi impedisce di rimanere ex grege e criticare la Chiesa.

Questioni come l’aborto e l’eutanasia sono delicatissime e posso essere affrontate da persone dotate di spirito e non certo da Nedi eppure è a Nedi che bisogna parlare. Non si dimentichi che in molti paesi è stato ed in altri è ancora in uso uccidere il neonato se femmina. In altri casi l’eutanasia può essere un modo per giungere prima all’eredità. A questo penso dovremmo tutti opporci. L’aborto come l’eutanasia in alcuni casi è opportuno vengano regolamentati per legge e condannati e condannati quegli stati che spingono all’aborto e all’eutanasia, mentre in altri stati in cui la coscienza è più alta la decisone dovrebbe spettare solo alla madre o ai parenti lasciando fuori lo Stato. Tutto è relativo alla coscienza posseduta e la coscienza in sé è un assolto sulla via del miglioramento dello spirito. Leggi e religioni devono seguire lo stato di coscienza del popolo e agire di conseguenza senza frenare e senza precedere. Elevare lo spirito con la cultura è comunque compito sia dello Stato che della Chiesa e a questo nessuno dei due pensa.

 

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