C’è chi pensa che i fenomeni sociali siano descrivibili attraverso una definizione come quella di un dizionario. Per certo una definizione delle parole è indispensabile, ma solo per determinare il campo entro cui un fenomeno si determina.
Sul Blog di Grillo del 7/3/2013 Dario Fo così scrive: “Molti mi scrivono e mi telefonano, addirittura c’è chi mi ferma per strada, chiedendomi: “Ma non le pare che Grillo, a parte il suo talento, sia di fatto un populista?”. “Fermi tutti – rispondo – voi sapete che significato abbia l’espressione populista?”. Il dizionario dice che populista è colui che intende migliorare la posizione del popolo permettendogli di sfuggire alle violenze della classe dominante, ai ricatti e allo sfruttamento. Quindi è un termine positivo completamente opposto all’altro termine: demagogo. Forse coloro che con tanta leggerezza usano la definizione di ‘populista’ per denigrare un oppositore, dovrebbero ritornare sul dizionario e consultare il termine alla voce demagogo e scoprirebbero che al contrario, quell’espressione, significa ‘colui che con ipocrisia ben calcolata, cerca di sfruttare l’ingenuità di una popolazione per trarne vantaggi indegni’. Quindi, miei cari, avete sbagliato termine. Ora, è buona norma quando si attribuisce un comportamento a qualcuno, specie verso Grillo, conoscere il significato del termine che si usa. Attenzione, questa mia non è una banale pedanteria lessicale, ma qualcosa che impone una seria attenzione alla conoscenza del linguaggio.”
Poichè non confondo il significato con il significante e d’altra parte ripongo anch’io grande attenzione al significato delle parole riporto qui di seguito alcune definizioni del termine populismo riprese da tre dizionari della lingua italiana:
– (Devoto Oli) movimento politico-culturale russo che si sviluppò nel XIX sec…; per estensione qualsiasi movimento politico socialistoide, diretto da esaltazione demagogica delle qualità e capacità delle classi popolari.
– (Gabrielli Aldo) i) letteratura: tendenza di alcuni movimenti letterari e artistici ad assumere e rappresentare il popolo come portatore, di per sé, di valori etici e sociali; ii) politica: atteggiamento di chi cerca consensi tra le classi sociali meno evolute, usando a questo scopo luoghi comuni di facile presa; iii) storia: movimento politico e letterario russo della seconda metà dell’Ottocento, tendente ad avvicinare le classi colte alle masse popolari.
– (Sabatini Coletti) i) atteggiamento o movimento politico tendente a esaltare il ruolo e i valori delle classi popolari; ii) spregiativo: atteggiamento demagogico volto ad assecondare le aspettative del popolo, indipendentemente da ogni valutazione del loro contenuto, della loro opportunità.
Populismo e demagogia possono anche essere sinonimi in dipendenza del giudizio di valore che si da agli stessi. In un gruppo di lupi la gerarchia è indispensabile per la sopravvivenza del gruppo. Possiamo dire quindi che un sistema fortemente gerarchizzato e assolutamente autoritario è il sistema più democratico per agire per il bene comune.
In generale la demagogia è l’arte di rapportarsi al popolo da parte del potere (le citazioni che seguono sono tratte da Demagogia di Luciano Canfora, Sellerio editore Palermo). Essa, la demagogia, non assume in Grecia fin dagli inizi valore negativo (Cavalieri, Aristofane), il termine indica semplicemente la guida politica della città. “Ormai-dice il servo-non tocca più alle persone ben educate e per bene, è andata a finire (la demagogia) nelle mani di un ignorante schifoso”…”conquista tutti con manicaretti di parole; requisiti per la demagogia: una voce ripugnante, origini basse, volgarità; ha tutto quello che serve a far politica”. “Non è tanto la demagogia un disvalore: gli è che oggi la si deve praticare con mezzi bassi”. Così opina Aristofane.
Già da qui si comprende che il valore di un termine dipende nel senso dal giudizio che del termine si dà legato all’epoca, ma anche dal giudizio che si dà a chi del termine si impossessa e che termine riveste. Il trono occupato dal demagogo (termine usato all’inizio come lo stratega che pianificava l’operato di governo in favore del bene comune) viene in seguito occupato da personaggi che tentano con ogni mezzo di accaparrarsi il favore del popolo non per il popolo ma a propri fini. L’idealità del bene comune (quale esso sia) viene perduta.
L’allargamento della partecipazione al potere operata da Pericle anche al popolo comporta l’intervento al potere dei capi popolo, gente rozza e ignorante sia delle cose di potere sia della vita. La democrazia nel suo significato di dare sempre più potere al popolo e strettamente collegata alla cultura in seno al popolo. Se si toglie la gerarchia nasce l’anarchia e i lupi si sbranano l’uno con l’altro. Troppa libertà crea anarchia, l’aumento della conflittualità dentro e fuori dal gruppo che può causare la scomparsa del gruppo.
La storia procede con un graduale passaggio del testimone dalle classi più colte e agiate alle classi meno colte e meno agiate, prima l’aristocrazia poi borghesia, da ultimo al popolo. Un passaggio troppo veloce causa un’immissione di ignoranza che sale al potere e il potere per contenere la folla necessita della retorica, ovvero di un’ipocrisia che richiama nel popolo i suoi sentimenti più bassi attraverso gestualità primitive. Per le folle conta solo il tono e i gesti, non sono in grado di comprendere i contenuti e men che meno di analizzarli.
Chi dice “la gente non è stupida” dà un giudizio di valore assoluto. Non esiste gente stupida o gente intelligente, ma solo un livello di crescita della cultura popolare ben determinato in ogni epoca. Per ogni cultura è possibile solo un certo regime, quale esso sia, come detto anche una dittatura o un tiranno possono essere sulla via della democrazia se nel loro agire procurano benefici al popolo. Il popolo infatti ha sempre adorato i dittatori. È una fede antica.
Si tratta quindi di una mentalità, quella del popolo, ma non solo quella del popolo, che si va evolvendo storicamente in senso democratico. Lentamente il potere arretra ma lo deve fare nei modi e nei tempi opportuni.
Distinguo così quattro categorie di pensiero: i reazionari, i conservatori, i riformisti, i rivoluzionari. Reazionari sono coloro che vorrebbero ritornare al passato per mantenere i loro privilegi perduti; i conservatori sono coloro che ritengono che non si debba cambiare; i riformisti sono coloro che ritengono si debba cambiare progressivamente; i rivoluzionari coloro che ritengono che sia tutto da cambiare.
Gli atteggiamenti verso il popolo sono diversi a seconda dello stato in cui il popolo si trova. In genere e solo in genere e ad esempio. In un regime assolutista di sola nobiltà i reazionari disprezzano il popolo e lo schiavizzano; in un regime dittatoriale lo incensano ma solo come idealità, lo usano e vessano; in un regime democratico lo adulano, si dicono uno di loro e salgono sullo Yacht; i conservatori a loro volta si dividono in due categorie, quelli che vogliono mantenere i propri privilegi e coloro che ritengono che sia troppo presto per cambiare, per concedere potere al popolo.
Tra questi sicuramente Antonio Gramsci che nel ’20 scrive sull’Avanti (29 agosto) “che cosa intendiamo per demagogia? E indica il linguaggio degli “anarchici e sindacalisti”. Gli uomini del risorgimento furono dei grandissimi demagoghi, fecero del popolo-nazione uno strumento degradandolo”, “grandissimi demagoghi” risorgimentali che ricorsero all’uso disinvolto del plebiscito. Sebbene aggiunge Gramsci siano stati i partiti di destra ad aver fatto appello alla “feccia popolare”, da cui ecco qui in sintesi il populismo di destra e di sinistra le due diverse retoriche che abbracciano strati diversi della popolazione, la “feccia” e gli utopisti. Gramsci era ovviamente anche un progressista perché aveva a cuore la democrazia ovvero il bene del popolo, ma riteneva che la libertà maturasse nel popolo con la cultura. Questo per comprendere che si deve intendere per cultura.
Ora. Chiaramente la democrazia non uno stato ma un moto, un ravvicinamento delle condizioni sociali e del diritto all’esistenza e oltre a questa, alla vita, un processo che deve avvenire gradualmente a meno, sia a destra che a sinistra, di spargimenti di sangue: rivoluzione e repressione. Questo processo implica necessariamente la crescita della cultura popolare con tutti i mezzi che lo Stato ha a disposizione.
Ora Grillo ha in mano la feccia di destra e gli utopisti di sinistra: una bomba ad orologeria. In conclusione potremo definire democratico chi agisce disinteressatamente nell’interesse collettivo per il bene comune al di là dei termini e dei regimi usati, per diminuire le disuguaglianze sociali. Ciò può avvenire in una democrazia come in una dittatura. Rimane che in una democrazia la cultura del popolo è maggiore che in una dittatura, ma non basta cambiare regime per far aumentare la cultura e passaggi troppo rapidi, magari d’importazione, possono essere violenti.