Take a walk on the wild side.

imagesChe un’invasione da parte del terzo mondo in un paese in crisi sia insostenibile è evidente. Il problema è reale e difficilmente risolvibile, ma quello che è certo non si risolve voltandogli le spalle.  La sinistra sul merito non si pronuncia, ma è chiaro che un’accoglienza umanitaria senza regole è attualmente impossibile. Non ne abbiamo né la capacità né i mezzi. Deresponsabilizzarsi addebitando alla destra accuse di egoismo e razzismo mettendosi in testa un’aureola significa sottrarsi al problema. Ipocrita bastonare il cane che ti fa la guardia. Avere lasciato in mano alla Lega il compito di contenere l’immigrazione è pericolosissimo. Il popolino sta con loro. Problema anche europeo dove si prevede che un terzo dei votanti sarà a destra contro l’euro per paura delle invasioni barbariche. La nuova alba è dorata, ma state pur certi che non sarà l’oro a splendere. Italia agli Italiani, Europa agli Europei il nuovo grido di battaglia. Di fatto la crisi colpisce gli strati più deboli della popolazione e gli strati più deboli si trovano a competere con gli immigrati. Il margine diviene di giorno in giorno più stretto e le file degli scontenti senza cultura né parte vanno aumentando. Non c’è né pane né posto per tutti, o perlomeno se non si chiudono le frontiere presto non ce ne sarà. 

Lampedusa è un carcere ed è un carcere perché se non fosse un carcere altri verrebbero. Inutile nascondersi dietro ipocrisie. I promessi aiuti non arriveranno mai perché non devono arrivare. Non arriveranno mai né da questo né da futuri governi. Un’accoglienza universale non è ancora possibile. Di fronte a questa situazione non si capisce che cosa si aspetti a chiudere le frontiere. Rimandare al luogo di provenienza gente disperata (non capisco la differenza tra gente disperata per fame o per guerra) è per certo cosa ignobile. Si tratta dunque di decisioni dure e sconvolgenti che devono lasciarci un senso di colpa e un debito. Non si tratta come vorrebbe la Lega o Fratelli d’Italia di esercitare un diritto, quello di essere padroni in casa propria, ma di rinunciare a un dovere ritenuto sacro: l’ospitalità, l’aiuto dovuto a chi più di noi soffre. 

Bisogna prendere coscienza che la cosa più giusta da fare non sempre è una cosa giusta. Lasciare gente indifesa e sofferente al loro destino è anzi cosa maledettamente disdicevole. Di questo bisogna prendere atto molto diversamente da coloro che nell’allontanamento pensando di esercitare un diritto. Ma in coscienza prima o poi la chiusura delle frontiere diverrà inevitabile e credo sia la cosa meno peggioreQuesto almeno impedirebbe alle destre di monopolizzare la rabbia del popolino. Ma altre due azioni devono essere intraprese. L’integrazione degli immigrati (jus soli) e gli aiuti ai paesi che immigrano. Due questioni di enorme difficoltà. Le guerre e la fame che affossano il terzo mondo non sono problemi del terzo mondo. Tutto ciò che accade agli altri accade anche a noi. Bisogna intervenire con ogni mezzo perché le guerre cessino e fare in modo che la popolazione cresca in misura delle proprie risorse. Due obiettivi impossibili da realizzare stante l’impero delle multinazionali e la logica distruttiva del turbo capitalismo, che sta affossando non solo il terzo ma anche il primo mondo andando ad aumentare le file dei diseredati.

La disperazione genera mostri. Il popolo cerca sempre il Messia e il Messia che cerca è Nero. Una cosa è chiara: gli aiuti economici non servono se contemporaneamente non si importa cultura. I popoli della terra non sono giunti a un medesimo grado di civiltà e solo la cultura in luogo delle carestie e delle guerre può contenere la popolazione. L’autodeterminazione di popoli passa per la cultura. Le risorse materiali non hanno senso senza la cultura. Date più cibo a un formicaio, il formicaio crescerà ma non per questo ciascuno avrà più cibo e la conflittualità aumenterà. Ciò che occorre è cultura. Cultura per combattere l’onnipotenza dei mercati, cultura per integrare gli immigrati, cultura per emancipare il terzo mondo. E di cultura ancora non si parla. Quando la cultura sostituirà la centralità del lavoro allora saremo sulla buona strada. Solo la cultura ci salverà.

 

 

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