Ieri 29 settembre 2020 in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano ho presentato il mio libro “L’astuzia del Robot. Come pensare l’Intelligenza Artificiale” (autopubblicazione distribuita da Amazon) nell’ambito della manifestazione LIBRERIA BOCCA DAL 1775 – TAVOLI D’ARTE IN GALLERIA. Una giornata in Giappone a cura di Stefano Giglio.
L’evento è stato patrocinato dal Comune di Milano, dal Consolato Generale del Giappone a Milano e dalla Fondazione Italia Giappone.
Riporto il commento di Francesco Brigante, Guji del Jinja San Marino, l’unico Santuario Shintoista in Europa riconosciuto ufficialmente dalle autorità giapponesi. “Ho appena terminato la lettura de “L’astuzia del Robot” e, anche se trovo coerente la foto di copertina perché riassume il contenuto del testo, a mio avviso il titolo non gli fa onore.
Ha giovato la comprensione del testo o meglio, assimilare e collegare i suoi tanti concetti, la lettura che avevo terminato durante il mio soggiorno in ospedale del libro di Terziano Terzari “Un altro giro di giostra”.
Ho da poco finito di leggere una pubblicazione scientifica sul “cervello” edita da National Geographic che mi ha chiarito alcuni aspetti sulla formazione del pensiero dal punto di vista scientifico.
Con la lettura del suo libro è però venuta alla luce l’altro lato della medaglia, the dark side of the moon: il dilemma che i programmatori dovrebbero risolvere nel progettare il modo di pensare delle “macchine intelligenti”. Non un semplice accumulo di dati da elaborare, ma una coscienza nel loro utilizzo.
Credevo questa fosse una prerogativa umana, ma la storia (e l’età) ci ha insegnato che l’Homo Sapiens non ha sempre agito con coscienza.
La lettura del suo libro mi ha quindi stimolato a pensare: a chi somiglierà il pensiero del robot intelligente: al suo programmatore, all’azienda per cui lavora, alla cultura di quella nazionale, alla sua etnia?
Riusciremo a programmare macchine intelligenti capaci di pensare senza barriere culturali, religiose o politiche? Questo credo sia il traguardo più elevato dal punto di vista spirituale nell’evoluzione dell’Homo Sapiens, ma questo comporta prima il raggiungimento in ognuno di noi del “conosci te stesso”.
Io e lei non saremo qui quando questo avverrà, ma il suo libro mi ha fatto sperare e, data la mia indole positiva, sono sicuro che trasmetterò questa speranza a mia figlia e ai ragazzi che hanno il piacere della scoperta.”