Abbiamo un nuovo primato italiano: la classe dirigente più vecchia d’Europa. Questo è uno dei risultati del primo rapporto su potere e anagrafe in Italia preparato dall’Università della Calabria per la Coldiretti, presentato in un articolo apparso recentemente sul quotidiano La Repubblica. L’età media della classe dirigente italiana calcolata nei settori della politica, economia e pubblica amministrazione è 59 anni, con una età media minima di 53 ed una massima di 67.Osserviamo qui che questi valori riguardano le generazioni nate tra il 1945 ed il 1953 ovvero quelle che erano giovani tra il 1968 e il 1974, gli anni durante i quali si manifestò per la prima volta , sebbene mediato dalle ideologie, la rivolta culturale dei giovani contro l’establishment al potere. Questo significa che l’establishment al potere di oggi è costituita dalle generazioni dei giovani che quarant’anni fa lo avevano contestato. Destino comune a molte rivoluzioni quello per cui i soggetti rivoluzionari una volta conquistato il potere diventano conservatori. Forse non era del tutto sbagliato lo slogan di quei tempi: “non devi fidarti di nessuno che ha più di trent’anni”.
Tra i dati riportati dalla ricerca vi è poi la proporzione drammatica nel nostro paese tra giovani e anziani: per 100 abitanti di età tra 0 e 14 anni ve ne sono 144 di età superiore ai 65 anni. Tuttavia, il problema ancor più drammatico che emerge da questa situazione non è tanto il fatto che “in Italia ci sono sempre meno giovani, ma che quei pochi che abbiamo sono rappresentati male”. E dunque, che fare?
Abbiamo forse una generazione per la prima volta senza futuro. Il paradosso sta nel fatto che ad essere senza futuro sarebbe proprio la generazione che oggi, tra noi, lo rappresenta. Un tema cruciale oggi in Italia è la riforma del welfare state, ma come nelle altre democrazie contemporanee (tranne l’Austria), sebbene fondate sul suffragio universale, anche in Italia i minorenni non hanno rappresentanza politica. Siamo forse di fronte ad una carenza di democrazia? Il prossimo 31 maggio si aprirà a Trento la settima edizione del Festival dell’economia dal titolo “Cicli di vita e rapporti tra generazioni”. Una buona occasione per lanciare il tema dell’estensione del diritto di voto ai minorenni.