Niente di personale.
C’è una battuta ricorrente nei film americani: un personaggio dialoga con un altro o anche compie un’azione violenta a suo danno (magari lo sta uccidendo, sic!) mentre pronuncia la frase: niente di personale. Soave distacco o puro cinismo? Niente di tutto questo, si tratta della concezione della professionalità che connota la struttura formativa degli americani, per altro riconducibile alla più ampia cultura anglo-sassone, così come quella scandinava.
Si parla spesso in Italia di meritocrazia come di una mancanza che ha limitato lo sviluppo del paese, ma per regolare i rapporti di lavoro sul merito occorre che le persone possiedano professionalità. E dunque cos’è la professionalità?
Essa non si limita al saper fare un lavoro o all’abilità di relazionarsi con gli altri. Essa è piuttosto il frutto di un processo educativo e formativo che si manifesta in una persona come la capacità di far coesistere la propria individualità in equilibrio con il ruolo sociale. Mentre nell’individualità possiamo riconoscere il talento e le abilità acquisite, nel ruolo si possono riconoscere l’insieme dei modelli di comportamento attesi, degli obblighi e delle aspettative che convergono su un individuo che ricopre una determinata posizione sociale. Essere professionali (non professionisti!) significa, dunque, fare bene il proprio lavoro con la consapevolezza dell’impatto che il risultato del proprio lavoro ha nell’ambiente e rispetto agli altri. Ancora una volta c’entra l’etica: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me.
Il termine ruolo deriva dal teatro antico, dove gli attori, sul palco, leggevano le proprie battute da un foglio di carta arrotolato denominato in latino rotulus. Il termine rende bene l’idea della parte che ciascuno recita sulla scena della società, conformandosi alle aspettative ed alle regole stabilite.
Ma torniamo all’esempio americano per comprendere la cultura in gioco. Ora, al di là dell’apparente franchezza nei modi e nel linguaggio con cui gli americani amano presentarsi, si può osservare nel loro impianto formativo il modello di una persona caratterizzata da una forte individualità accompagnata all’assunzione altrettanto forte del ruolo sociale. E’ interessante riconoscere qui i tratti caratteristici della etica protestante: se l’uomo è in rapporto diretto con Dio a maggior ragione lo sarà con il proprio simile. Inoltre, sapendo di essere peccatore sa che si salverà per sola grazia e quindi sarà condotto ad assumere un personale impegno nel mondo, vissuto nella libertà e nella responsabilità. Questo impegno si deve poter esprimere pienamente nella quotidianità della vita e nel lavoro, sia per i religiosi che per i laici.
Niente di personale … ma per il bene comune.
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