L’hazard state

Nel 2011 17 milioni d’italiani, corrispondente al 42% della popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni, hanno speso 76 miliardi nel gioco d’azzardo legale. Circa 2,5 milioni di persone sono a rischio di una vera e propria dipendenza.

Sono  i dati principali  tra quelli raccolti dall’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa in una ricerca che si conclude con un preoccupante  nota d’allarme:  «Valutando l’impennata della spesa per il gioco d’azzardo degli ultimi anni, a prescindere dai benefici generati dall’attività di questo comparto economico, occorre riflettere sul fatto che per una fetta consistente della popolazione il gioco è una vera dipendenza, da contrastare in maniera opportuna»

Ulteriori indagini sul fenomeno hanno mostrato come all’Italia viene attribuito il 23% dell’intero consumo mondiale di gioco d’azzardo (gambling).

Dopo le droghe e la televisione ecco una nuova  dipendenza che si espande a ritmi impresionanti.  Tutto ciò grazie alle martellanti ed indiscriminate campagne pubblicitarie di video-poker, bingo, casinò, di gratta-e-vinci, lotto e superenalotto e alla offerta oramai presente in molti luoghi pubblici di slot machine.

Non è una novità che lo stato di bisogno e il sentimento d’insicurezza facciano regredire l’individuo all’irrazionale comportamento del gioco: combattere l’incertezza con l’azzardo. Ciò che appare drammaticamente nuovo è la legalità oggi che consente e supporta questa deriva.

Non è accettabile che uno Stato smantelli il welfare state in nome del rigore e della austerità imposta dalla crisi finanziaria ed economica e contemporaneamente legittima il gioco d’azzardo, che sul piano economico ed etico danneggia i più  deboli facendoli sprofondare nel fatalismo e nella passività.

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