La profezia dei Maya avverata: l’Antropocene.

Il petrolio ha trasformato Dubai: oggi la città vanta l’edificio più alto del mondo e quasi due milioni di abitanti che per vivere nel deserto arabico hanno bisogno di acqua desalinizzata e aria condizionata, e quindi di energia a basso costo.

Il termine Antropocene fu coniato nel 2000 dal  Premio Nobel per la chimica Paul Crytzen  per definire la  nostra epoca come la prima era geologica nella quale le attività umane sono state in grado di influenzare l’atmosfera e alterare il suo equilibrio. Un modo per comprendere, anzi vedere, come l’influenza umana abbia agito sul nostro pianeta ce lo  offre oggi l’antropologo Felix Pharand, fondatore di Globaia, attraverso una particolare cartografia della Terra che visualizza la realtà della ‘globalizzazione’.

Una volta, quando era di moda sostenere che “piccolo è bello”  si  invocavano i principi del “pensare globalmente e agire localmente” e del “pensare a lungo e agire rapidamente”. Oggi, quando tutti parlano di ‘globalizzazione’, di ‘tempo reale’, di ‘rete’ si pratica diffusamente il principio del NIMBY (Not In My Back Yard), chiusi nel proprio particolare, preferendo  badare al proprio orticello nel rimpianto del passato.

 

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