Le vite degli altri
Credo che di fronte a sacrifici richiesti ai soliti noti bisognerebbe almeno chiedere la loro solidarietà, dimostrare che i provvedimenti presi sono nel loro interesse, chiedere la loro comprensione e la collaborazione.
A questo scopo slogan stupidi e retorici come “modernità” e “no ai totem e tabù” odiosamente ripetuti sono oltremodo offensivi. Provocano rabbia sociale.
“Maggior flessibilità” tradotto nella pratica significherà una maggior libertà di licenziare, maggiore ingiustizia, e chiamare retorica la giustizia può essere molto pericoloso, è pericoloso rompere il patto sociale. Una contraddizione per chi come impegno si era riproposto equità, ha dichiarato agli italiani di non voler colpire i soliti noti e si è riproposto una diminuzione della disoccupazione.
Queste parole mi avevano fatto ben sperare e le lacrime della Fornero mi avevano anche illuso della necessità della manovra. Ma la retorica oggi in atto in cliché alla nausea ripetuti “modernità”, “no ai totem” “no ai tabù” e l’accusa ai sindacati di “retorica passatista”, dà l’idea di aver abbracciato in pieno tesi di Marchionne e di voler portare un attacco frontale al cuore del sindacato, non inteso come l’attuale sindacato, ma all’istituzione; dà l’idea della continuità col passato governo: una mancata coscienza della vita degli altri.
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