Vox populi e vox Dei
Rattrista vedere l’Unione Europea che esita ad aiutare con la finanza comune la Grecia per evitarle il fallimento. E pensare che la Grecia, che oggi costiturebbe una minaccia alla stabilità dell’Europa, con la sua filosofia fu la culla della civiltà occidentale. Ma la rimozione delle origini della nostra cultura operò già all’epoca della elaborazione di un Testo della Costituzione Europea, operazione fallita, tra altre criticità, anche per i problemi identitari (sic!) … causati dalla mancanza di riferimenti alle radici giudaico-cristiane della coscienza europea.
In questo quadro il Primo Ministro della Grecia ha proposto un referendum per rimettere al popolo il giudizio finale sul piano di salvataggio stilato dalla UE e le misure di austerity ad esso collegato.
Si tratta di una concezione distorta della “democrazia”. Concepire il “popolo” come variabile indipendente della politica è una concezione del potere demagogica ed economicistica, che segue cinicamente l’ambiguo principio di “dare al popolo ciò che il popolo vuole”, con ciò rivelando l’incapacità di riappropriarsi della propria missione originaria d’indirizzo e di gestione equa degli interessi dei cittadini, per il raggiungimento del bene comune. La politica, in una società aperta, è invece la “visione dell’interesse lontano” (R.von Jhering).
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