La Religione
La divisione tra laici e cattolici come oggi viene rappresentata, nel timore di dividere un elettorato prevalentemente cattolico, è una finzione ideologica: la divisione non sta nella fede, ma nell’etica.

Nel nostro paese è difficile affrontare una tematica che comprenda la componente religiosa senza ricadere nel facile errore di promuovere crociate o di assumere posizioni integraliste o fondamentaliste. Siamo alla presenza di un tabu nazionale ancora infrangibile. Come si manifesta il tabu ? Attraverso la constatazione che nelle analisi e dibattiti culturali o politici si tende a confondere il “cattolicesimo” con il “cristianesimo”.
E’ quasi un lapsus verbale: nell’esposizione degli argomenti si passa indifferentemente dall’uso del termine cattolico a quello di cristiano, come se fossero equivalenti. Politici, teologi, sacerdoti, intellettuali, nel sostenere i propri principi e valori sembrano non avvertano la necessità di distinguere tra i due termini, che rimandano a concezioni così diverse. Come se cinque secoli fa nel continente europeo non fosse avvenuta
quella Riforma Protestante che ha costituito, comunque la s’intenda, una svolta selettiva culturale che ha indotto una vera e propria mutazione nell’evoluzione del mondo occidentale.
Si rimuovono cinque secoli di storia durante i quali buona parte della cultura europea ha assimilato, sia pure con varie modalità e contraddizioni, i principi e i valori della Riforma Protestante, mentre in Italia si è affermata una cultura della Controriforma, chiusa ed involutiva.
Prima in Europa poi nell’America del Nord, l’etica protestante ha contribuito a liberare le forze propulsive di una intraprendente borghesia, costruendo l’unità delle istituzioni tanto negli Stati federali come negli Stati centrali, mentre in Italia, già frammentata dalla frequentazione secolare di invasori, ancora oggi si fatica a riconoscerne l’unità. Se ieri i Piemontesi si sono imbattuti nella “questione meridionale” e nel conflitto con lo Stato Vaticano,
oggi lo Stato Italiano deve affrontare la criminalità organizzata, la corruzione e l’ingerenza della Chiesa Cattolica nelle vicende politiche e istituzionali.
Prendiamo dunque atto che noi siamo cattolici (apostolici-romani) prima ancora di essere cristiani. E se è vero che il cristianesimo costituisce uno dei fondamenti della nostra cultura-identità, occidentale, è altrettanto vero che il rapporto con l’autorità si presenta a noi italiani in modo perverso e conflittuale, vissuto ed agito non in un rapporto mediato da un ente terzo, ma attraverso la famiglia. Da una parte una cultura che pone l’ individuo in rapporto diretto con il proprio Dio (l’autorità della fede) e in rapporto con i propri simili attraverso l’identificazione e il riconoscimento nello Stato (il Diritto), dall’altra una cultura dove l’individuo si relaziona con Dio attraverso i Dogmi della Chiesa (la fede nell’autorità) concependo una società come somma di famiglie tendenzialmente autonome che vivono lo Stato come un’entità estranea ed ostile.
Quando trattiamo di una nostra disfunzione nazionale, e invero sono molte le occasioni per farlo, ci piace paragonarci ad altri paesi europei o agli Stati Uniti, riconoscendoci tutti cristiani, ma mossi dalla motivazione assai poco nobile di trovare conforto quando possiamo riscontrare che “così fan tutti”, senza rendersi conto che a parità dei valori di riferimento il popolo italiano mostra comportamenti ben diversi, per esempio, da quello francese, piuttosto che tedesco, anglosassone , scandinavo o americano. Un esempio per tutti è il rapporto del cittadino con lo Stato e la gestione della cosa pubblica, la cui differenza è così profonda da non sfuggire nemmeno all’attenzione del distratto turista.
Si tratta della cultura di un popolo o, per meglio dire, della cultura che fa degli uomini un popolo. Senza nulla togliere ai principi e valori generali del cristianesimo, che costituiscono tra altri il fondamento della cultura a cui apparteniamo, dobbiamo prendere atto che la Chiesa di Roma ha costituito in Italia un fattore di resistenza al progresso, contribuendo a rendere il nostro Paese ancor oggi, dopo quello cui abbiamo assistito in occasione delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia, un Paese incompiuto.
La formula Peppone versus Don Camillo è stata una geniale invenzione cinematografica che ha rappresentato attraverso le maschere la profonda divisione di un popolo, la sofferta convivenza delle due ideologie totalitarie sullo stesso territorio e dentro gli stessi individui.
Cosa significa dunque essere laico? Una fotografia di un corteo a Parigi durante uno sciopero degli insegnanti di circa due anni fa, quando la nostra scuola fu investita dalla c.d. “riforma Gelmini”, mostrava un cartello su cui era scritto: “la scienza per tutti”.
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